Ieri vi abbiamo parlato del blocco da parte della Guardia di finanza (per ordine della procura delle repubblica di Napoli) del più grosso servizio di IpTv esistente in italia, vale a dire Xtream Codes. L’organizzazione permetteva a circa 5 milioni di italiani di visionare tutti i canali a pagamento delle varie piattaforme esistenti nel nostro paese, stiamo parlando di Sky, Dazn, Netflix, Infinity (Mediaset) in cambio di un abbonamento low cost.
Si parla di “solo” 12-15 euro al mese. Fino a qui vi stiamo parlando di qualcosa che abbiamo già segnalato ieri. Ma c’è da segnalare altro. Sempre ieri, durante la conferenza stampa degli inquirenti che si sono occupati del caso, è stato specificato che saranno implicati nella vicenda anche i clienti del noto servizio.
Pay tv pirata: i 700mila utenti di Xtream Codes rischiano carcere e multe
Rischiano anche gli utenti della piattaforma Xtream Codes. Per loro la legge prevede multe da 2.500 a 25.822 euro e addirittura reclusione (da 6 mesi e 3 anni). Al momento dello spegnimento vi erano collegati circa 700mila utenti/client dell’organizzazione.
Il colonnello Giovanni Reccia, comandante del Nucleo speciale tutela della privacy e frode tecnologica, in conferenza stampa ha spiegato:
Individueremo gli utenti italiani e verranno perseguiti. Andremo a individuare coloro che hanno acquistato i palinsesti a un prezzo bassissimo. Rischiano la reclusione e una multa da 2.500 a 25mila euro.
La finanza come può rintracciare i clienti di Xtream Codes
Gli investigatori proveranno a rintracciare i clienti attraverso le carte di pagamento con cui hanno acquistato gli abbonamenti. Per quanto riguarda le attività di pagamento, infatti, la finanza ha eseguito il blocco di 197 tra carte Paypal e Postepay, conti correnti bancari e wallet bit coin (per le valute digitali), dove venivano raccolti i ricavi dell’attività clandestina.
Di certo se da un lato potrebbe essere facile rintraccia chi ha fatto transazioni online con servizi di pagamento, dall’altro è quasi impossibile trovare gli utilizzatori del “pezzotto” che hanno rapporti diretti col “proprio fornitore” ed effettuano pagamenti in contanti.
C’era anche un servizio clienti
Nel corso dell’inchiesta sono emersi anche altri dettagli. Gli indagati utilizzavano un gruppo Skype denominato “Benvenuti in famiglia” al quale partecipavano partecipano 213 utenti per scambiare “istruzioni, files, software “alla stregua di un “vero e proprio servizio clienti”.
All’interno di questa chat “tecnica”, da come si legge nel decreto di sequestro preventivo:
venivano scambiati messaggi inerenti il sistema Iptv e i partecipi si adoperavano per fornire i crediti, previo pagamento, a tutti gli altri ed informare circa lo stato dei lavori sui vari server.
Si è accertato che tra i partecipanti avveniva anche lo scambio di software, istruzioni e files, al fine di migliorare l’esperienza dei consumatori finali.
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