Google ha deciso di “sfrattare” le monete virtuali all’interno della propria rete di advertising, una restrizione che entrerà in vigore a partire da giugno 2018 e che di fatto dovrebbe cancellare la visibilità dei vari “coin” da una fetta consistente della pubblicità in circolazione sul Web.
Bitcon, Google gli fa guerra
Google a partire da giugno proibirà sulla sua piattaforma pubblicitaria i messaggi promozionali per criptovalute e offerte iniziali di valute (Ico), nell’ambito di una stretta globale da parte dei colossi del web per arginare il proliferare di offerte legate a prodotti finanziari ad altissimo rischio che promettono performance mirabolanti.
Bando quindi anche ai servizi di cambio, dei wallet virtuali e persino dei “consigli” sulle attività di investimento finanziario a tema BTC e similari.
Qualcosa del genere ha fatto qualche tempo fa (annunciandolo) anche il colosso dei social network, facebook.
Proprio dopo l’annuncio di facebook di gennaio 2018 gli operatori del trading su criptovalute hanno cercato “riparo” eliminando le parole chiave, ma Google ha anticipato che il motore cercherà di prevenire manovre di questo genere in modo da poter garantire che agli utenti ignari non arrivino messaggi che potrebbero indurli a fare investimenti ritenuti pericolosi.
Oltre a questo la multinazionale con sede a Mountain View, California, ha annunciato sul suo blog di voler bloccare nel suo Web Store ogni nuova estensione del browser Chrome che mini criptovalute. E a partire da luglio inizierà anche a rimuovere le estensioni di quel tipo già esistenti.
Certo sarebbe interessante capire come mai due colossi del web che fanno della loro ‘mission’ la tecnologia e l’evoluzione hanno preso questa decisione e che risvolti potrà avere in futuro sul Bitcoin e le altcoin (le criptovalute alternative).
Il giornale d’economia “sole24ore” lo ha chiesto ad un docente universitario, Ferdinando Ametrano, professore di Bitcoin e tecnologia blockchain presso Milano-Bicocca e Politecnico di Milano.
Ecco cosa ha detto il professore:
Del mercato apprezzo sempre il contenuto informativo che rivela: se Google e Facebook rinunciano a profitti è perché ritengono la pubblicità di criptovalute ed Ico fraudolenta. Lo credo anche io: si tratta di quel far west della corsa all’oro digitale affollato da furfanti e fenomeni da baraccone. L’oro digitale, Bitcoin, quello non ha bisogno di pubblicità: il suo riconoscimento è sostanziale e culturale, non ha bisogno di imbonitori.
Voi cosa ne pensate?
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